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PRESBITERIO ED ALTARE MAGGIORE

L’accesso al presbiterio, verso la navata, è definito da una balaustrata curva. Su entrambi i lati sono collocate panche con schienali in legno. Al di sopra di queste, grandi cornici in stucco sono vuote degli affreschi strappati per essere restaurati e collocati nel transetto della nuova Parrocchiale. Il profondo vano è coperto da due volte a vela affrescate con le scene del “Buon Pastore” e degli “Angeli in adorazione dell’Eucarestia”.

Volta del presbiterio: Angeli in adorazione dell’EucarestiaVolta del presbiterio: Angeli in adorazione dell’Eucarestia.
Volta del presbiterio: il Buon PastoreVolta del presbiterio: il Buon Pastore.

Nelle quattro lunette risultanti ai lati delle vele, al di sopra del cornicione, si osservano altorilievi raffiguranti i quattro Evangelisti con i loro rispettivi simboli: sulla destra San Giovanni (aquila) e San Matteo (angelo); sulla sinistra San Marco (leone) e San Luca (toro). Uno splendido ed imponente altare impreziosisce la parete di fondo.

Lunetta con l’altorilievo raffigurante San MatteoLunetta con l’altorilievo raffigurante San Matteo.

Altare: Mensa, predella, grado e sottogrado sono di marmo. Il paliotto è tutto in marmo. Ai lati due statuine ne accentuano la preziosità, al centro un intarsio costituito da racemi con foglie, fiori e spighe di grano, dove la varietà cromatica delle tarsie marmoree disperde un poco la grafia della decorazione. Il tabernacolo è un grazioso capolavoro marmoreo, completato dalla porticina per la custodia delle particole dorata e scolpita a rilievo, e da una croce sovrastante, finemente cesellata, in metallo dorato. Nell’opera, prodotta dall’Istituto Arigianelli di Brescia, le linee rette, curve e sinuose, i contrasti cromatici, si fondono armoniosamente.

1. Mensa, 2. Grado, 3. Paliotto, 4.Predella, 5. Tabernacolo1. Mensa, 2. Grado, 3. Paliotto, 4.Predella, 5. Tabernacolo.

Pala: La grande tela è opera del valente pittore bresciano Angelo Paglia (1861, 1763) (Cfr. AA.VV. Enciclopedia bresciana, Vol XI, p. 312). In essa vi sono rappresentati San Fabiano, San Sebastiano e la Vergine col Bambino. Pur se compositivamente statica, l’opera è in grado di instaurare un rapporto dinamico tra umano e divino attraverso gli sguardi ed i gesti dei personaggi. Difatti Maria, dal suo trono di nuvole, guarda, ricambiata, Sebastiano, sofferente ed ancora vincolato sulla terra dagli oggetti della tortura inflittagli.

Pala: particolarePala: particolare.

Un angioletto seduto ai suoi piedi tiene in mano la palma, simbolo iconografico del martirio. Sul lato opposto il vescovo Fabiano punta decisamente l’indice su Sebastiano e guarda fuori dalla tela, verso gli spettatori, quale elemento mediatore, per condurre lo sguardo di Maria verso i fedeli ed invitarli a seguire l’esempio del santo. Letta a ritroso, cioè iniziando da San Fabiano, la composizione sembra indicare la via per raggiungere il cielo.
I colori utilizzati sono prevalentemente terrosi, come tradizione bresciana fin dal Rinascimento. La luce artificiale proveniente da destra, è concentrata su alcune zone dei corpi dei personaggi, onde evidenziarne le plastiche ed accademiche pose, nonché creare quel contrasto di luminosità tanto caro ai pittori del Sei, Settecento.
La grandiosa cornice (detta pure ancona) è stata eseguita nel 1729 da Bortolo Zambelli, intagliatore della scuola dei Boscaì. L’opera è costituita da un basamento, fittamente ornato da puttini, fioroni, rosette e girali, sul quale si innestano due vigorose colonne tortili, anch’esse abbellite da rosette, racemi, foglie di acanto e girali.

Veduta d'insiemeVeduta d'insieme.

Una spessa ed elaborata trabeazione rompe lo slancio verticale delle complesse strutture laterali e serve da appoggio ad una ricchissima cimasa, all’interno della quale troneggia la Vergine circondata da dodici angioletti.


Antonietta D’Annunzio, Davide Lugli