Una delle caratteristiche principali della produzione della Valgobbia è costituita senza dubbio dalla versatilità.
Già nel medioevo, infatti, Lumezzane presentava varie realtà produttive: a Lumezzane Pieve si affermò la lavorazione dei metalli, a Lumezzane Sant'Apollonio era in auge la lavorazione della lana mentre l'agricoltura, affidata soprattutto alle donne, costituiva l'attività principale di sostentamento della popolazione.

La produzione manifatturiera in generale fu favorita dall'abbondanza d'acqua, di legna, dalla vicinanza delle miniere ma anche dall'operosità della popolazione, sia pure spinta dalla necessità.
Tale situazione dura fino al 1400 periodo in cui, con l'invenzione della polvere da sparo, si cominciarono a lavorare in Val Gobbia parte di bombarde, spingarde ed archibugi.

Meno conosciuta tra le produzioni della valle di Lumezzane, quella degli acciarini che completava la gamma di prodotti insieme a lance, spade e posate esportati soprattutto sul mercato di Venezia.
In pratica nel 1600 era concentrata a Lumezzane la lavorazione degli accessori metallici per le armi destinate alla Serenissima Repubblica di San Marco.
L'attività manifatturiera cresce a ritmi elevati nel '700 tant'è che sul finire del secolo la statistica delle fabbriche bresciane rilevava in Val Gobbia la più alta concentrazione industriale della zona.

Agli inizi dell'Ottocento prende impulso un'altra lavorazione, ancora oggi un cardine a Lumezzane, quella dell'ottone; la produzione era soprattutto diretta ad articoli di maniglieria, posateria, pesi per bilancia, pomoli, candelabri.
Nello stesso periodo, precisamente tra il 1820 e il 1825, entrò in crisi una lavorazione tradizionale, quella degli acciarini che scomparve nel 1839.

L'industria lumezzanese andò sempre più specializzandosi nella produzione di posateria, ottoname, serrature e rubinetteria.

Lo sviluppo industriale portò quale conseguenza l'abbandono dell'attività agricola e della produzione di panni.
Agli inizi del '900 Lumezzane si fa apprezzare a livello nazionale per la varietà della gamma dei suoi prodotti: alla rubinetteria, infatti, si accompagna la produzione di viti per botti, finimenti per cucine economiche, portiere.
Contemporaneamente iniziava la fabbricazione di lame da scherma e perfino di bottoni.
Il 1906 rappresenta un anno fondamentale per l'economia industriale lumezzanese poiché in quell'anno giunge in Valgobbia l'energia elettrica.

Da segnalare infine che è stata inventata a Lumezzane una lega, detta zama, a base di zinco adottata in tutto il mondo; l'ingegno dei Lumezzanesi si è attivato in tal senso rispetto ad una circostanza storica ben precisa che si riferisce alla penuria di rame verificatasi a seguito di limitazioni governative.

La seconda Guerra mondiale frena ma non arresta l'industria locale; nel dopoguerra, infatti, l'imprenditoria è pronta non solo a far fronte alla ricostruzione ma anche ad una profonda riconversione.